“Il frigorifero” di Daniela Garofalo

Il frigorifero
di Daniela Garofalo


Finalmente era lì in tutto il suo splendore, a far bella mostra di sé. Rosso fiammante, campeggiava al centro di quella cucina vecchia e malandata oscurando tutto il resto, mobili ingialliti, fornelli incrostati dal grasso e dal tempo, rubinetti opacizzati dal calcare. Accerchiato da uno squallore ostinato il frigorifero nuovo sovrastava come una primadonna avvezza ad attorniarsi di ballerine goffe e sgraziate affinchè il suo fascino potesse risplendere indiscusso. Era il frigorifero bombato che aveva scelto di acquistare malgrado il prezzo e che rappresentava il suo piccolo riscatto per esorcizzare la sconfitta. La sconfitta di non riuscire a mantenersi da sola con il suo lavoro, la sconfitta di non avere un nido.

Adele ritornava nell’abitazione familiare e per fortuna, avrebbe detto qualcuno, aveva ancora un tetto sulla testa. Si era trasferita lì per viverci da sola, dopo una relazione tormentata finita quando le energie le erano venute meno. I genitori erano morti e il fratello non voleva venderla quella casa per niente amata. Le aveva chiesto di aspettare:

-dammi un po’ di tempo e appena avrò i soldi rilevo io la tua quota. Ho una figlia, un domani avrà già una appartamento suo.

Non potette rifiutarsi, non era abituata a dire di no. A nessuno e men che meno al fratello.

Il frigorifero era l’unico conforto al suo amore per il bello, la sua unica impronta in quel posto dove non aveva scelto nulla e dove avrebbe buttato via tutto, fino all’ultima e più piccola suppellettile. Non si era preoccupata di risparmiare, malgrado le sue scarse finanze aveva scelto il modello migliore dotato di tutti gli optional e aveva dovuto aspettare un mese perché glielo consegnassero proprio come lo voleva lei, rosso. Era fornito anche del dispenser dell’acqua e di quello del ghiaccio sullo sportello al lato esterno. Si congratulò con se stessa e brindò a quella decisione felice.

Dopo una lunga riflessione tolse attentamente la pellicola protettiva, voleva ricoprirlo con i magneti acquistati nelle diverse città in cui era stata. Gli unici souvenir che si era potuta permettere. Lavorava come aiuto sarta in una compagnia teatrale minore, la sua paga era bassa, non aveva attitudine per quel lavoro ma le piaceva stare dietro le quinte, talvolta le avevano chiesto di fare delle comparse ed era stato davvero emozionante.

La sera andò a dormire un po’ meno triste pensando al frigorifero. Il giorno dopo lo rivestì delle sue preziose calamiti come si era ripromessa e lo ammirò soddisfatta.

Le avevano assicurato che era indistruttibile, una marca tedesca con garanzia dieci anni.

Quanto le piaceva appoggiare il bicchiere sotto il dispenser e veder sgorgare l’acqua. Ma ancor più la divertiva lasciar cadere il ghiaccio in quello del whisky! Avrebbe invitato chiunque per offrirgli da bere e, con voluta indifferenza, far venire giù quei perfetti cubetti di ghiaccio tintinnanti. Nel frattempo non riusciva a smettere di riempire il bicchiere anche da sola, troppo rallegrata da quel suono e da quella vista.

In tournée comprò altri magnetini sognando il momento in cui avrebbe potuto sistemarli sul frigo, erano tutti colorati e vivaci. Ne comprava negli autogrill, nelle città e nei paesi anche i più sperduti, dovunque la compagnia si fermasse. Chi la conosceva coglieva una nuova luce nei suoi occhi e qualcuno azzardò: -sei innamorata?

Quando, tornata a casa, si accorse che il ghiaccio era finito lo trovò normale, aggiunse l’acqua e aspettò che si riformasse. Non immaginava ci volesse tanto tempo, dopo due giorni i cubetti non erano ancora solidi, avevano perso la loro forma perfetta. L’aggredì la malinconia -Luca mi manchi!- disse al vuoto di quell’appartamento solitario e bevve del whisky per sentirlo vicino, Luca beveva volentieri e lei con lui. Non era anche per questo che la loro storia era finita? Nessuno dei due riusciva a frenare l’altro anzi, insieme bevevano di più.

Dopo un pò il frigorifero cominciò a suonare era il segnale che indicava il rischio di scongelamento per essere rimasto aperto troppo a lungo. Eppure era chiuso, da solo in cucina nessuno poteva aprirlo. Armeggiò con i tasti posti al lato interno e sembrò chetarsi. Prese una mela dal frigo. Era calda. Ma non a temperatura ambiente era proprio calda! Anche se non bollente, per fortuna. Per fortuna? Non era mica un forno, era un frigorifero, costoso e nuovo di zecca! Chiamò subito l’assistenza, grazie al cielo era in garanzia. Spiegate le defaillances le assicurano che il tecnico sarebbe arrivato subito, il giorno dopo era lì.

-signora mi spiega qual è il problema?

-improvvisamente suona… poi la mela era calda… il ghiaccio non si è più riformato… deve avere qualcosa- disse imbarazzata pensando alla stranezza delle sue parole, un frigo che riscalda!

-già, forse la febbre – scherzò lui. Armeggiò con i suoi arnesi e osservò che non c’era nulla di strano. I prodotti erano regolarmente freddi – basta abbassare la temperatura se preferisce che raffreddi più di così.

-guardi che non erano poco freddi, la mela era proprio calda- insistette Adele temendo che lui non le credesse– e poi non fa più i cubetti ghiaccio, esce solo una poltiglia, una specie di granita.

-ok, sa che faccio? Posiziono qui questo aggeggio, vede? Serve a monitorare il frigo per 24 ore e se c’è un problema lo registra. Lei però lo tratti bene.

-certo, gli metto la copertina prima di andare a dormire- sorrise. “Sono riuscita a convincerlo” pensò.

-volevo dire che questi elettrodomestici sono sensibili, delicati. Lei ne ha scelto uno davvero speciale. È una donna fortunata- sorrise anche lui e la osservò. Adele era piccolina e molto graziosa e gli uomini la guardavano spesso in quel modo.

-ne sono convinta. Gradisce qualcosa da bere? Peccato che non possa riempirle il bicchiere col ghiaccio, mi piaceva tanto.- il tono vezzoso funzionò.

-mi faccia vedere- gli bastò uno sguardo -ecco deve aver spostato involontariamente il tastino qui, lo vede? Sulla funzione granita. Basta riposizionarlo su “ghiaccio” e riavrà i suoi bei cubetti.- fiero di sé aspettava la reazione della giovane donna che naturalmente arrivò:

-che bello! Lei è un mago.

-purtroppo sono solo un tecnico. Però specializzato.

Chiacchierarono lui si complimentò per i magnetini sul frigo tutti molto originali e di varia provenienza -è bello viaggiare!- ma poi aggiunse che potevano interferire con il buon funzionamento dell’elettrodomestico, Adele però non ci fece caso, tutte le sue amiche avevano calamiti sullo sportello.

Appena il tecnico andò via il frigorifero riprese a suonare. Quasi una sirena. Sulle prime non capì da dove venisse quel suono strano, prestando maggior attenzione si accorse che non proveniva dalla strada.

-è in cucina – si disse e subito -il frigo!

Il rosso fiammante le sembrò più scuro. Lo aprì, premette tutti i tasti e il frigo si tacitò. Accese la luce e le parve che recuperasse il colore naturale. Riempì un bicchiere con il whisky e lasciò discendere i cubetti che cominciavano a formarsi. Bevve tanto e non cenò. Andò a dormire esausta e se quella notte il frigo avesse protestato non lo avrebbe sentito. Si svegliò con un brutto mal di testa. Aveva sognato Luca che le diceva di amarla, che non sarebbe bastato un frigorifero a sostituirlo. Forse la sera precedente aveva bevuto troppo.

Preparò il caffè e lo ingurgitò amaro troppo rintronata per guardarsi attorno ma poi, dopo la doccia rientrata in cucina li vide: i suoi magnetini erano a terra, quelli più delicati irrimediabilmente rotti. La prima reazione fu di paura, pensò a un terremoto. Andò a guardare nelle altre stanze ma ogni cosa era intatta e al suo posto, nemmeno l’oggetto più leggero era stato mosso, bastava osservarne il profilo definito lasciato sulla spessa patina di polvere per capirlo. Tornò in cucina. I magneti erano sempre a terra. Si sentiva sconfortata. Prese ancora un bicchiere e lo riempì. Bevve tutto in un solo sorso andò in salotto e accese la tv senza ascoltare né vedere nulla. Era Luca, era lui che beveva sempre, troppo, di continuo. Era andata via per non cadere nella stessa dipendenza ma poi la nostalgia la sopraffaceva e lei dimenticava i suoi buoni propositi. Con il bicchiere in mano le sembrava di sentirlo più vicino. Tornò al frigo, i cubetti di ghiaccio cadendo nel bicchiere apparivano di nuovo belli, perfetti, luccicanti. Si calmò.

-siamo amici noi, vero? Ho speso un sacco di soldi per averti.

Recuperò i magneti ancora intatti e li rimise a posto poi si vestì con cura e aspettò il tecnico. Lui invece telefonò per informarla che a causa del maltempo -poichè si muoveva in motorino- era costretto a rinviare la visita. Le disse di essere dispiaciuto e che sarebbe andato da lei appena possibile. Solo in quel momento Adele si accorse che fuori diluviava e che aveva freddo. Non gli raccontò dei magneti a terra, preferì pensare a una casualità. Bevve ancora. Mise un abito da casa e si struccò delusa. Preparò un piatto di pasta, aveva bisogno di mangiare qualcosa di caldo.

Di nuovo il frigorifero prese a suonare.

-ho capito mi stai chiamando, vuoi compagnia? Eccomi. Adesso ti palpeggio un po’, tocco i tasti giusti e tu ti acquieti, vero?- Lo aprì, ne uscì una luce violacea, intermittente, poi divenne cangiante, dal blu al verde e poi di nuovo viola. Urlò.

In quel momento bussò il campanello era il tecnico che, ottenuto un passaggio dal collega, era corso da lei.

-meno male, è arrivato in tempo. Il frigorifero è impazzito- era rammaricata di essersi cambiata e senza trucco si sentiva disarmata.

-ma cosa dice? Lei è proprio divertente- andò in cucina, ormai conosceva la strada, il frigorifero era buono e silenzioso, la luce bianca come si conviene a un frigorifero che si rispetti. Il tecnico prese l’aggeggio verde che aveva collocato all’interno per monitoralo, nulla di cui preoccuparsi.

-vede? Se avesse avuto qualche disturbo l’avrebbe segnalato invece, questo tratto qui, così lineare ci dice che non è accaduto nulla. Nemmeno uno sbalzo di corrente. E’ in perfette condizioni- accarezzò il frigo -bravo, continua così ti stai comportando proprio bene- sembrava vezzeggiarlo come con un bambino.

-bene? Non è vero, non si sta comportando bene. Fa il bravo solo quando lei è qui!

-appunto. Vorrà dire che verrò più spesso a trovarla, che ne dice?- sorrise complice

-e i magnetini? Come mi spiega che sono caduti a terra? Non c’è stato il terremoto e nessuno ha urtato il frigo. Ci sono solo io!- Adele non poteva celare la paura –e poi la luce interna, vede? Adesso è bianca ma prima era viola!

-signora, ma non ricorda quello che le ho detto?- il tono era paziente come con un bimbo -I magnetini possono interferire con il funzionamento del frigo!

-ma tutte le mie amiche lo fanno! Riempiono lo sportello di calamiti, perché io non posso? L’ho comprato apposta.- si accorse di aver alzato la voce e pensò che avrebbe fatto meglio a controllarsi.

-lei non ha scelto un qualsiasi elettrodomestico, questo non deve mai dimenticarlo! Lei ha in casa un miracolo della tecnica! Un gioiello.

Di nuovo gli offrì da bere e di nuovo chiacchierano. Lui, prima di salutarla, le consigliò di togliere quegli inutili orpelli.

Pensò di nuovo a Luca, chissà perché le tornava sempre in mente in quei giorni.

Quasi se l’aspettava stavolta, il frigorifero non riuscì a sorprenderla. Il suono sembrava provenire da lontano, prima lieve e poi sempre più forte.

-ti levo la spina? Come si dice, ti formatto?- il frigorifero non si tacitava, la collera montava. Staccò la spina ma a nulla valse. Staccò il contatore centrale, ma il suono era sempre più forte, sempre più acuto, sempre più penetrante. Il colore del frigo sempre più scuro, la bottiglia di whisky sempre più vuota. Adele cominciò a urlare -ti mando via, ti faccio sostituire- ma quello continuava a suonare, i magneti continuavano a cadere e mentre lei li rimetteva a posto quelli cadevano ancora finchè si rompevano. Aprì di nuovo il frigo, la luce ormai toccava tutti i colori dell’arcobaleno. Cacciò fuori gli alimenti ed erano caldi, quindi tutti i ripiani, i contenitori della frutta, gli appoggi laterali, prima lentamente poi con una violenza sempre maggiore. Quello sportello così rosso, così lucido, fu staccato con l’aiuto di pinze, martello, cacciavite. Il suono non smetteva. Era tutto a terra, tutto distrutto, il frigorifero, sconfitto, era ridotto a un cubo rosso sventrato. Attaccato alla parete interna resisteva soltanto quello strano attrezzo per il monitoraggio, un verde acceso su fondo bianco, ma il tecnico non l’aveva tolto? Non era in grado di pensare. Adesso Adele avrebbe voluto smontare perfino le sue orecchie per non sentire più, per non sentire nulla. Scappò fuori in fretta, discinta, scese velocemente le scale, aprì il portone ansimante ma fu costretta a bloccarsi:

-salve, mi dispiace disturbarla ma ho dimenticato il cacciavite a casa sua- Il tecnico sorrideva -Non penserà che sia una scusa per tornare su, vero? Forza sia brava, saliamo insieme. Adesso mettiamo tutto a posto.

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