Ritorno nelle librerie per il libro
Ripubblicare questo romanzo dopo oltre quarant'anni è come andare avanti nel proprio passato. Tirare gli ingannevoli fili di quel manichino che è Napoli, città-specchio che si dissolve in sé, e che poi rinasce in virtù di quella "amara scienza" fatta di feroce autodifesa e mille rifrazioni di voci che paiono venire dagli interstizi della Storia. Una Storia che, come dalla Fortezza Bastiani, scruta l'orizzonte in attesa di una luce che la riscatti dall'atavico torpore. Eppure questi tre personaggi che si aggirano nelle pagine del romanzo in cerca dei soldi per l'affitto di casa di contro il boom economico, lo stordimento, il luccichio delle Merci sono il riflesso di una nudità benigna. Energia malsana e rigenerante, che torna ogni volta, come i Cavalieri dell'Apocalisse, a portare morte e salvezza. Una speranza accanita, ostinata che si allunga nell'Utopia, e fa di Napoli una città sempre a una svolta che pare non arrivare mai. Affannata e morsa dal tempo, come un fantasma che non trova pace ma, diversamente dai vivi, non teme l'oscurità, perché è di essa che si nutre, nel Bene e nel Male.
Nando Vitali
L’opera, oggi riproposta dalla casa editrice “Compagnia dei trovatori”, fu pubblicata nel 1965 dall’editore Vallecchi.
Torna oggi nelle librerie, piu’ attuale che mai. Il suo racconto si svolge nell’arco di ventiquattro ore ed ha come protagonista una famiglia napoletana nell’applicazione della propria ‘amara scienza’, ovvero nel disperato tentativo di rimediare in extremis i soldi per pagare l’affitto.
Il romanzo è attualissimo e si dipana cronologicamente sempre al presente in una Napoli sempre uguale a sé stessa, ferma e immobile sulle sue contraddizioni e che non riesce ad afferrare il progresso.
In allegato al libro, una versione musicata dal cantautore Blandizzi della poesia di Compagnone ‘Vierno vatténne’. La poesia fu già musicata da Roberto Murolo per testimonianza di Pietro Gargano ma della prima versione non vi sono tracce.
Blandizzi, finissimo cantautore distintosi per la sua ricercata sperimentazione musicale, ha voluto far rivivere questo attualissimo grido di dolore donandogli un arrangiamento semplice ma raffinato che si avvale del pregiato accompagnamento alla chitarra di Antonio Onorato.
Ne è venuto fuori un brano intenso e struggente che ha tutte le potenzialità per inserirsi a pieno titolo nel panorama dei classici della canzone napoletana.
Il testo è anch’esso attualissimo. Un grido di dolore lanciato da Compagnone che evidenzia ai giorni nostri i demeriti di una città che non riesce a darsi dinamismo e incapace di scrollarsi di dosso tutta la sua fatiscenza.